Blog

Don Corrado Lorefice: “Crisci ranni significa che ognuno si rimbocca le maniche e fa la sua parte”

“Crisci ranni ci parla di bambini, ma anche di adulti e giovani a servizio dei bambini. Ci parla di una ripartenza della città. Ripartire dai bambini e dunque dalle periferie. Crisci ranni significa questo. Se si riparte dai bambini e dalle periferie si trova il centro, si arriva al cuore della città. Non cresce una città se non si parte dai piccoli e dalle periferie”. Lo ha detto don Corrado Lorefice, arcivescovo di Palermo, ieri sera nel corso della presentazione del volume ‘Crisci ranni. La città ripensata dalle periferie’, edito da ‘Il Pozzo di Giacobbe’. La presentazione si è tenuta a Modica, alla Domus Sancti Petri, con oltre trecento persone. Presenti, tra gli altri, anche il sindaco, Ignazio Abbate, e il vicario generale, don Angelo Giurdanella. Don Corrado ha poi ricordato che “il capitale umano è la risorsa fondamentale della città. Un elemento economico che va in controtendenza rispetto all’economia che noi occidentali ci siamo dati, che mette a rischio anche la proposta scolastica”. Ha poi messo in luce un aspetto importante: “Periferia è sempre una ricchezza, significa che tu vai al dunque dell’umano: quando vai in periferia non puoi più barare, ti fa chiamare le cose per nome e per cognome. Non si può essere nell’ipocrisia, ti sbatte in faccia la realtà della vita. Dunque ragazzi ghettizzati e isolati possono diventare lavoratori, professionisti, sindacalisti, politici di tutto rispetto… possono diventare educatori, a Barbiana come a Modica, alla Vignazza come allo Zen di Palermo”. Un altro aspetto ha voluto evidenziare don Corrado, quello della tradizione che però riesce a guardare all’oggi, dando un suo ‘contributo’ per rinnovare il mondo. Ripartendo dal rito di ‘Crisci ranni’, che ha poi ispirato il Cantiere educativo, don Corrado ha parlato di tradizione e di “consegna accrescitiva. Se ne aveva memoria del rito, ma non si praticava più. E invece è stato recepito in una dimensione accrescitiva”. ‘Crisci ranni’ come spazio “relazionale di corresponsabilità… La città la si vive, noi adulti abbiamo un senso oggi più chiaro a Modica: la città o la costruiamo insieme o non progredisce… Crisci ranni significa che ognuno si rimbocca le maniche e fa la sua parte”. E ancora: “Crisci ranni è il volto di come i cristiani stanno nel mondo”. E un’attualissima riflessione sui ‘piccoli’ di cui parla il vangelo, i bambini, ma anche chi soffre e cerca serenità e speranza.: “Abbiamo dimenticato il cuore del vangelo: il primo profugo dell’era cristiana è Gesù. Lo abbiamo dimenticato”. E infine: “Dal libro, ho colto che i ragazzi della Vignazza hanno esercitato un vero magistero su di voi… lo hanno esercitato… sono stati loro a educare gli adulti. Loro stessi sono stati capaci di suscitare la responsabilità degli adulti… Crisci ranni ci conferma che solo se si fa sul serio, con la nostra umanità, i ragazzi si coinvolgono”. A intervenire per primo era stato Salvatore Rizzo, della Libera Università dell’Educare di Messina. Ha ricordato: “Oggi in Italia c’è un problema educativo, non è il solo, ma c’è un problema educativo che riguarda tutto il nostro Paese, e riguarda i ragazzi più fragile. I numeri a volte ci raccontano la realtà che abbiamo intorno. Ho letto un numero che per la sua drammaticità, dovremmo scriverlo nelle nostre scuole e nelle nostre parrocchie: sono poco meno di tre milioni i ragazzi che, dal 2000 al 2015, in Italia, non hanno ultimato gli studi alla scuola superiore”. Riferendosi al libro, ha poi detto: “Ha questo vantaggio: ci presenta storie, volti, racconti di vita di ragazzi ‘intercettati’ da questo progetto, acchiappati quasi per i capelli e trattenuti, mentre c’è un sistema che tende a escluderli. Una storia faticosa, ma bellissima.

Hanno bisogno di questo: essere trattenuti, perché non si perdano”. Educazione come “premessa dello sviluppo economico e sociale, che va di pari passo con la cura dell’ambiente”. Anche Rizzo ha parlato delle ‘periferie’, “Lì noi scopriamo anche forme di resilienza, che è capacità di contrastare le avversità, capacità che spesso i poveri sono capaci di insegnarci. Chi lavora in questa dimensione ha da insegnare, ma anche molto da imparare: riconoscere e valorizzare. I ragazzi più fragili ci insegnano a resistere alle avversità e forse potrebbero insegnare a noi integrati a come resistere in tempi di crisi, se noi riconosciamo questa loro capacità”.  Giusy Sipione, insegnante all’Istituto ‘Santa Marta – Ciaceri’ di Modica, ha puntato l’attenzione sulla passione educativa, ricordando che ogni euro investito nell’educazione è un euro speso per il futuro. E ha aggiunto: “Vogliamo che il senso profondo dell’articolo 3 della nostra Costituzione passasse da affermazione declaratoria a diritto profondo di uguaglianza sostanziale”. E su ‘Crisci ranni’: “Quando un genitore viene da me e mi dice che non può garantire un doposcuola al proprio figlio io posso dire con serenità, perché so che li troveranno accoglienza, che c’è il cantiere educativo che offre questa opportunità. Avere questa grande risorsa è molto importante: sapere che a Crisci ranni trovano non solo un significato nuovo all’impegno scolastico, ma è anche un trovare regole, paletti”. A concludere l’incontro, moderato da Cristian, uno dei membri dell’equipe, è stato Maurilio Assenza, che ha curato la pubblicazione. Ma ha voluto chiarire: “L’autore mediatore del vissuto sono io, ma l’Autore vero primo – l’autore del vissuto – è lo Spirito Santo!”. E ha aggiunto: “Sì, io vi ho messo delle parole per connettere i fili, ma i fili me li hanno dati Cristian, Dario, Enrica, Fabio, Maria Grazia. E quindi parlo anzitutto per dire pubblicamente grazie a loro, ai volontari, ai giovani, ai ragazzi di Crisci ranni, a Sortirne insieme”. “Si sono affrontate le difficoltà – ha detto ancora Maurilio Assenza, direttore della Caritas diocesana – e man mano Dio ha spianato il cammino, e ora Crisci ranni è adulto (e io avverto tanta gioia per questo). Crisci ranni è e resta cosa di Dio: per questo, come in tutti i segni della Caritas, si ha e si suggerisce una forte cura delle radici evangeliche e spirituali perché possiamo anzitutto ritrovare la firma di Dio nella storia attraverso l’ascolto del Vangelo e l’immersione nella vita. Vivendo insieme inquietudine e serenità”. La dedica? “Vorrei che riprendere il libro stasera diventi gratitudine per le nostre mamme, sperando che l’affetto diventi la misura ‘critica’ della città, comprese politica ed economia”.

 

 

 

Lascia un commento